domenica 11 dicembre 2016

Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci 2886 passi

Racconto della nostra gita a Savogno (Sondrio), piccolo paesino disabitato in val Bregaglia.

Data: 9 Dicembre 2016
Partecipanti: Vero, Ax, Clara, Luca
Mezzo di trasporto: indistruttibile C1, bastoni da passeggio ultra reggenti
Equipaggiamento: Chili di vestiti inutili, acqua, panini.




Probabilmente saremmo dovuti partire prima, non alle dieci e mezza considerando che da Treviglio sono quasi due ore e mezza per raggiungere Chiavenna.
Ci siamo appena riforniti di cibo per caricare il nostro corpo in previsione di quello che ci attenderà tra due ore circa.
Siamo ancora a Treviglio e un corriere prende fuoco alla rotonda della Same, forse un segno divino per comunicarci il nostro futuro imminente? La nostra maggior preoccupazione dinnanzi al rogo, pero', è sperare che i pacchi non siano i nostri.
E' ancora presto per connettere il cervello al mondo che ci circonda, ma siamo costretti ad attivarlo perché dobbiamo unire le nostre forze intellettive per cercare di evitare il nemico più temuto da tutti i viaggiatori: la Bre.Be.Mi.
Riusciamo a tutelare il nostro patrimonio monetario collettivo formato da monete di rame, sfuggendo da quell'autostrada e avviandoci verso Gessate. Evitare la Bre.Be.Mi è anche l'undicesimo comandamento, è un principio fondamentale per il quale si spendono anche il doppio dei soldi e del tempo pur di non entrarci. 
Comunque.
Alla guida c'è Luca, che vuole ricordarci in modo pratico che la patente l'ha trovata nel Kinder Sorpresa, infatti il suo modo di guidare fa veramente schifo.
Insultato da me e Vero, cerca un supporto morale da Ax, che arriva sotto forma di verso animalesco.

Sono le 11.30 e ci troviamo a Lecco, su una tangenziale priva di benzinai. Il che sembra divertente "ahah che ridere una strada di mille chilometri senza benzinai", finché la spia della benzina ci comunica che il serbatoio è in fase di essiccamento. Presi dal panico raggiungiamo il primo paesino e risolviamo il disagio, approfittando della deviazione per scaricare le nostre vie urinarie.

Arrivati a Borgonuovo, parcheggiamo la macchina di fronte alle poste, struttura che ospita sia il comune che le scuole, e cerchiamo qualsiasi abbigliamento possibile per difenderci dal freddo, tranne Vero che rifiuta schifata di mettere i calzini di Luca, dato il loro dubbio aroma floreale.

Subito ci dirigiamo alle cascate gemelle, le cascate dell'Acqua Fraggia, avvolte da un arcobaleno incantevole.

  

Non riusciamo a capire perfettamente dove dirigerci, anche se c'è solo un sentiero.. Chiediamo informazione e ci indicano proprio quel sentiero, siamo troppo svegli da pensare fosse così scontato..

Un enorme parco, di cui infinite foglie ne fanno da tappeto, ci circonda e dà il via all'itinerario della mulattiera a gradini. 2886 per la precisione, ripidi e faticosi. Queste scalinate in pietra portano in cima alla montagna, dove si trova il piccolo paesino fantasma di Savogno, abbandonato dal 1600.
Chi percorre questo sentiero ha l'inaspettato talento di inventare 2886 bestemmie in ogni lingua mondiale.

Siamo circondati da montagne dalla cima innevata, il paesaggio è mozzafiato.


Diamo inizio alla grande marcia: in vetta alla classifica c'è Luca, il campione allenato dalle chiappe sode, lo segue Vero, che cerca di immortalare quel che la Natura propone e piccioni solitari, terza io, che non vedo l'ora di mangiare ed ultimo Ax, che dopo i primi due scalini chiede il numero dell'elisoccorso.
Il cartello indica un'ora e venti minuti di cammino, ma già sappiamo che ne dedicheremo il doppio solo alle pause.
Dopo nemmeno cinquanta scalini, il respiro di Ax pare il rombo di un Same dal motore cinese.. ci giriamo per vedere se è ancora vivo, ma è rosso e sembra stia per esplodere.
Luca si siede su di una pietra, morente, non sta bene, sta per vomitare.
Vero ed io, i veri uomini della situazione, ci sentiamo costrette a concedere loro la prima pausa, dopo dieci minuti di cammino.


Gioco preferito praticato da qualsiasi psichiatra: indovina di che malattia psichica soffre il soggetto nella fotografia






Osserviamo numerosi ciliegi, che più avanti lasciano il posto ai castagni e man mano la pendenza diventa sempre più ripida. In alcune parti del cammino troviamo una vecchia protezione in legno, che in realtà è una trappola per chi ci si appoggia: non si sa bene quale staccionata può non reggerti.

Stiamo percorrendo un tornante destrorso, quando sentiamo scorrere dell'acqua, più avanti si trova un piccolo ruscello.
 Iniziamo a sudare anche la cena di Natale del 2007, Luca conta le gocce che gli cadono dal ciuffo di capelli aggiornandoci in diretta mentre ci spogliamo tutti degli strati di vestiti che dieci minuti prima ci sembravano vitali. 







Il sentiero non dà mai tregua, diventa sempre più arduo e le vene delle nostre gambe pulsano acido lattico. Luca, sfuggito alla morte da vomito poco prima, fa il galletto con Ax ricordandogli le sue epiche imprese di cui è fiero. Ad Ax sembra non importare un cazzo, vorrebbe solo arrivare in cima, mangiare, bere una birra e scoreggiare collassando sul prato. Questa è l'unica ragione che gli fa muovere le gambe. Vero osserva il suo uomo, il suo viso vale più di mille parole.. sicuramente si sta pentendo delle sue attitudini sentimentali nel vedere la dura ma affascinante espressione di Ax, tipica dell'uomo spartano che non sente né dolore né stanchezza, agli estremi della sensualità. Qui sotto un chiaro esempio.







Proprio mentre tutti e quattro stiamo per esaurire le poche forze rimaste, ci troviamo in una piccola piazzola con una sorgente d'acqua gelata: un'illusione causata dalla stanchezza? 
Decidiamo che quella sarebbe stata la nostra seconda pausa, dopo un quarto d'ora dalla prima. Ci attendono più di duemila scalini!

Luca ed Ax cercano di calcolare a che altezza siamo, quanto ci manca ipoteticamente e che fine hanno fatto le persone conosciute ai rave. La discussione si fa interessante proprio mentre Ax inizia a parlare, infatti mi scappa la cacca. 
Mi allontano dalle cazzate che sparano i due cecchini e mi avvio verso una stradina di fronte. C'è un rudere in pietra! E un altro! Un altro ancora! Ce ne sono davvero tanti, uno in fila all'altro.. sono evidentemente abbandonati da decine e decine d'anni. In pietra a vivo, con portoni in legno, sono molti piccoli. Probabilmente erano delle stalle o dei fienili. Più proseguo più diventano intriganti, molti hanno due piani con soffitti di travi di legno crollate.
Vorrei aprire il primo portone per curiosare all'interno, ma ho troppa paura di trovarci cadaveri o scheletri duecenteschi.
Chiamo, quindi, in preda all'esaltazione totale, i miei compagni d'avventura, che arrivano con delle facce di merda scazzate. Luca mi domanda: "Eeee cos'hai?", ma alla vista dei casotti cambia espressione, sembra un bambino che scarta i regali a Natale. "Ciaoo strabelloooo oooo cioè ci sta", il suo commento da critico d'arte ricercato.
Ax non ha ancora ben chiaro in che parte del mondo e dell'Italia siamo, non si è ancora ripreso dai primi due scalini, ma anche lui, alla vista delle costruzioni abbandonate, assume un'espressione curiosa!
Anche Vero sembra attratta da queste rovine e cerca di intuire, come noi, a cosa servissero.
In molti si trovano abbeveratoi in pietra lunghi e larghi, in altrettanti botti di vino e bastoni di legno.
Uno però, la particolarità di quella zona, contiene una specie macchina antica per fare il vino.
Ax cerca di spiegarci come poteva funzionare secondo lui, dicendoci che era una mini fabbrica di olio che veniva risucchiato per poi scorrere verso l'alto su di una trave in legno. Se non li avessi detto di non sparare cazzate, probabilmente avrebbe creduto a se stesso.

















Sono le due e forse è il caso di proseguire ed abbandonare i casotti considerando che avrebbe fatto buio presto. 
Riprendiamo la strada maestra con la convinzione che avremmo proseguito più forti di prima. Il cazzo invece.
I miei polmoni si stanno calcificando, le gambe non rispondono più ai comandi, i vestiti iniziano a pesare, il sudore scende dalla schiena inzuppata.. Mi osservo intorno per guardare le condizioni fisiche dei miei compagni, sperando siano migliori delle mie per trarne lo stimolo di riprendermi. Invece sono ridotti peggio di me. Luca è sempre in testa, ma dal suo culo spuntano aloni di sudore dalle varie forme e dimensioni, perfette per il test di Rorschach, il suo viso si riempie di gocce di sudore e brufoli, come se gli fosse esploso un barattolo di sugo in faccia.
Mi volto e quello che vedo mi commuove: Ax sembra un soldato di trincea che non dorme da 82 ore, stravolto, affamato, ferito alle gambe che cerca di dirci con l'ultimo filo di voce di andare avanti senza di lui e di riferire ai suoi genitori che è morto per la patria. La sua espressione è immersa nella più totale estenuazione, dimagrisce a vista d'occhio e la sua faccia di surriscalda ad ogni scalino.
Vero è costretta a stargli vicino nel caso in cui ci avesse lasciati, ma anche lei è esausta. Tutto questo dopo dieci minuti dall'interruzione.
Incontriamo, durante il cammino, massi di roccia diventate caverne, ruderi e una vecchia baita sulla quale è dipinto il numero 500.
Più avanti vediamo delle cornici che ci avvisano, in modo contadino, che potrebbero esserci delle volpi: " Se vedete un cane, non è un cane, E' una volpe".
Proseguiamo in modo abbastanza ripido e sulla parete di un masso vediamo la madornale scritta "FORZA". Più avanti una cappellina con la statua della Madonna e dei quadri panoramici. La vista del paese a fondovalle e quel che ci circonda ci emoziona così intensamente da dover fare un'ennesima pausa.








Dopo un'ora di cammino, stremati ed affamati, raggiungiamo il traguardo, fieri di noi stessi. Luca ed Ax inaugurano l'invasione con versi d'indiani d'america. Due bestie insomma.
Notiamo subito la chiesa che ci dà il benvenuto nel paese fantasma. La sensazione è proprio quella, come se il tempo si fosse fermato, come se non ci fosse nessuno, solo noi e il panorama pazzesco che ci circonda. Il paese sembra chiuso in una bolla con case in pietra racchiuse e incastonate in un piccolo spazio, divise da strette stradine in pietra che ti avvolgono nell'atmosfera di stupore e curiosità.
Esiste un rifugio, probabilmente gestito dall'unico abitante del paese, che è riuscito a determinare il 100% di religione cattolica su Wikipedia alla descrizione di Savogno. I dettagli sulle case sono piacevoli ed originali, non fa molto freddo e fotografiamo tutto ciò che ci accerchia, nulla viene tralasciato.

























Dopo aver soddisfatto la nostra indiscrezione, ci tuffiamo sul prato della chiesa al sole per riposare e mangiare. La prima cosa che fanno Luca ed Ax è togliere le scarpe , l'odore si avvicina a quello di un topo putrefatto in un piatto di taleggio del 1856, ma nonostante ciò riusciamo a mangiare. Luca taglia i panini con la sua carta di credito mentre mangia la mollica a tutti. Merita pene atroci, si permette perfino di darmi il panino storto, il quale mi mette ansia per paura di prendermi il cancro, mentre Ax diventa l'uomo romantico a cui Luca dovrebbe aspirare: taglia il pane a Vero con le mani, dopo averle probabilmente intrise nei capelli sudati e dopo essersi grattato il culo.
Vero ed io ci guardiamo comprendendoci a vicenda e cercando di capire quale delle due sia la più fortunata ad aver accanto un simile animale. 

C'è un morbido silenzio, avremmo potuto rimanere in quel prato ore ed ore, ma sono le cinque e il sole sta già calando. 
Prima di andarcene scorgiamo il cimitero e un piccolo ponticello che avrebbe portato al lago.
Accanto al ponte vi si trova una costruzione bizzarra, molto probabilmente ci lavoravano il legno. Se c'è qualcosa di difficile comprensione interviene prontamente Ax, seguito a ruota da Luca, concependo idee di merda sulla funzione della struttura.
E dopo vari tentativi di descrivere quella segheria, ci ritiriamo e riprendiamo il sentiero che tanto ci ha addolorati all'andata.
La luce però ci abbandona pian piano e questo non ci impedisce di fermarci a fare pause dove riprendiamo il fiato fumando. La vista del paese a fondovalle si fa sempre più ammirevole e l'unica fonte di luce è la luna. 








Riusciamo ad arrivare al parco delle cascate presto e ci attende uno spettacolo sublime: la luce della luna illumina le cascate gemelle e di fronte a questa meraviglia Luca inizia ad espellere gas tossici da canali intimi, mentre Ax prende a bastonate le recensioni delle case. Ha anche una brillante idea: usare il bastone da passeggio che ha recuperato per costruire un porta bastoni da passeggio. Un genio!

Il ritorno è quasi tragico, per evitare l'autostrada optiamo per la strada più lunga, quasi tre ore e mezza. Luca inchioda a caso in mezzo la strada, ha qualche problema a coordinare più azioni nello stesso momento, come respirare, parlare e guidare. Troppo impegnativo.
Ax fa quel che gli riesce meglio, dire tali cornucopie di stronzate cercando di superare il record, sempre suo.. 

E' stata una gita stancate, ma soddisfacente. Le gambe ne sentiranno le conseguenze, ma lo consigliamo a chiunque.