venerdì 9 settembre 2016

TERRACORSA

Questo è il racconto, giorno dopo giorno, delle due settimane più belle della nostra vita: il nostro primo viaggio wild in Corsica!

Date: 16 Agosto 2016 - 31 Agosto 2016
Partecipanti: Clara e Luca
Mezzo di trasporto:  scabrosa C1
Pernottamento: a caso
Equipaggiamento: tenda da due persone, due materassini, due sacchi a pelo, tre zaini da trekking, pochissimi vestiti, due pentole, fornello, scarpe da montagna, cibo, acqua, acqua, acqua, acqua, acqua, una cassa di birra.







 

16  AGOSTO 2016

Il traghetto per Bastia sarebbe partito da Livorno alle otto del mattino, quindi la mia perenne ansia di arrivare in ritardo o di avere imprevisti, come incidenti mortali (sono una che vive la vita akuna matata insomma), stabilisce l'una di notte come orario di partenza. Luca non è una persona puntale, quindi partiamo alle due e mezza. L'andata scorre liscia senza problemi, niente traffico, niente bestemmie, niente ricercati che ci danno la caccia e niente incidenti mortali. Troppo bella questa perfezione, infatti arriviamo in giga anticipo, alle sei! L'imbarco ha inizio alle sei e mezza quindi aspettare le otto è una tortura (arrivate, dunque anche mezz'ora prima della partenza). La nostra compagnia è la Moby, non riscontriamo grandi problemi, ma non credo sceglierò più di viaggiare con loro, a meno che io abbia una rosa di bambini da parcheggiare nello spazio bimbi della nave ed iniettare loro droga potente con la finalità di rompere i coglioni ai poveri stanchi passeggeri, che cercano una posizione agevole nella scomodità delle sedie accanto a bambini impazziti: potete provare la bellissima sensazione di giocare a tetris col vostro corpo. Staff educato come il rutto di un alpino ubriaco.
Le quattro ore previste per raggiungere Bastia, in realtà, sono percepite dal nostro cervello come 73, a meno che decidiate di portare qualche dozzina di casse di birra e organizzare un party tra tedeschi, tedeschi e ancora tedeschi (onnipresenti).

Finalmente arriviamo a Bastia. Entrambi sentiamo odore di terra selvaggia che ci pervade i polmoni, non abbiamo piani  nemmeno per il secondo che ci attende, è elettrizzante!
Luca inaugura lo sbarco in terra straniera con un ruttone da orchestra che fa da sottofondo ad uno scenario tutto da scoprire, avvolto da quella puzza di pesce di porto: è tutto così romantico.
Usciamo dal traghetto tramite indicazioni di napoletani scazzati che si fanno aria con le mani (o forse sono quelle le indicazioni per uscire); logica organizzativa patetica! Non insultateli, anche se è l'unica salvezza in quel momento.

     
  




Ci dirigiamo a Ghisonaccia (20240), dove avremmo dovuto incontrare Costa e Rahel (il mio amico di liceo e la sua ragazza).

Nessuno dei due è raggiungibile, dunque verso le sei del pomeriggio, decidiamo di stanziarsi presso il "Camping U Casone" a Ghisonaccia (due persone più una tenda più auto 26 euro)

                                    

Campeggio discreto, abbastanza spazioso, con piscine e bar ristorante. Esiste un sentiero dal campeggio che arriva su una spiaggia, passando per un resort, attraversa due piccoli ponti molto carini, piacevoli da attraversare, se non avete un ragazzo con bassa, quasi inesistente, maturità, che muove il ponte facendovi credere che ci siano i coccodrilli.

La spiaggia è quasi deserta, nonostante la sabbia pulita e bianca e l'acqua trasparente tiepida. Ci addormentiamo sulla spiaggia, cullati da un leggiadro venticello.
Al nostro risveglio rientriamo in campeggio e, con stupore, noto che, oltre ai 200 messaggi di mia madre per sapere e fossimo vivi o se qualche balordo ci stava privando dei nostri organi per commercializzarli clandestinamente, Costa mi ha risposto! Ci raggiungono al campeggio e decidiamo di vederci il giorno dopo per fare una piccola escursione insieme e trovare un posto dove passare la nostra prima notte wild.
Costa e Rahel quella notte trovano un piccolo posticino dietro la spiaggia sotto ad una pineta, a circa tre/quattro chilometri dal campeggio.





17 AGOSTO

La mattina dopo, come da programma, ci raggiungono e arriviamo a Sari­ Solenzara.
Costa è già stato in Corsica tre anni fa coi suoi amici a fare campeggio libero, dunque ci indirizza verso un posticino dove ha già passato la notte. Quasi in centro città, c'è un boschetto con vari sentieri, uno tra questi perviene direttamente su una piccola spiaggia sul fiume e avremmo abusato proprio di una piazzola a pochi passi dal fiume, circondati dalla pineta. Fantastico!!!

Addocchiata la postazione, partiamo in direzione Zonza, per raggiungere le cime di Bavella.
Solo mezz'ora prima eravamo in una località marittima, mentre ora il paesaggio è decisamente diverso.
Ci incamminiamo quindi verso le cascate della Purcaraccia attraversando il canyon di Bavella! Una vera bomba!
Dopo aver perso due ore sbagliando strada, troviamo finalmente il sentiero giusto (che era a 10 metri dalla macchina).






La prima metà del percorso è facile, al contrario della seconda che man mano ascende in pericolo. Ogni tanto mi giro a controllare se Luca è ancora vivo perché non sento il suo delicato respiro da nutria in calore, ma mi accorgo che in realtà mi ha superato di un chilometro: sono l'ultima dei quattro, dovrò subirmi tutte le loro continue fuoriuscite di gas interiori. Almeno lo spettacolo del canyon di Bavella mi dà soddisfazioni! Arriviamo alla prima piscina naturale e ci fermiamo a riposare, dopo un'ora e mezza di cammino. Costa tira fuori il vino corso e con la sua bella si addormentano in cima ad una roccia. Luca ed io, decidiamo di proseguire nel sentiero, quale miglior decisione dopo aver bevuto del vino? Nonostante ciò e nonostante la pericolosità del sentiero, raggiungiamo le cascate dove si estendono tre grandi piscine naturali una sotto l'altra, collegate da due scivoli naturali, le cascate di Purcaraccia: lo spettacolo è sbalorditivo!

Non esistono parole per far capire quanto abbiamo amato quel posto, nemmeno le foto rendono l'idea. Luca fa qualche tuffo insieme a due tamarri francesi che si esibiscono per diventare Mister cascate di Bavella 2016, io invece provo lo scivolo naturale, mentre un altro gruppo di francesi mi mette pressione (avrò tentato di scivolare almeno 20 volte ma respiravo ansia). E' molto divertente e ne vale la pena, anche se, al contrario delle aspettative, proprio perché il percorso è molto difficile, c'è molta gente.





Torniamo da Costa e Rahel che, dopo due ore dalla nostra assenza, stanno ancora dormendo, sembrano morti. Ma poi riprendono vita miracolosamente. Qualcuno di noi pensa di dormire lì in zona, ma ci sono troppi vigili del fuoco a perlustrare, quindi torniamo al fiume.

Parcheggiamo le macchine all'inizio del sentiero (non andrebbe fatto, troppo sgamo) e ci piazziamo sul luogo prescelto. Dopo aver mangiato spaghetti al sugo preparati dallo Chef Andrea Costariol,  sistemiamo tutto il necessario e verso le 23.00 entriamo in tenda. Fin lì tutto bene, ma se non succede qualcosa almeno una volta al giorno, mi rifiuterei di credere che si tratta della mia vita.
Alle tre di notte circa, sento grugniti di cinghiali che circondano le nostre tende. Non avevo il coraggio di respirare né di svegliare Luca (che ho scoperto dopo che era sveglio , ma non aveva a sua volta il coraggio di svegliarmi). Riuscivo a percepire il mio cuore palpitare come non mai, e dopo tutta questa paura, ansia, sudorazione, agonia, affanno, TREPIDAZIONE, MALESSERE, FRENESIA, BATTICUORE...... mi addormento. Non riuscirò mai a spiegarmi come ho fatto..

18 AGOSTO





Ci svegliamo con la stessa sensazione degli ebrei del 45 scappati dai campi di concentramento: siamo degli eroi, possiamo tutto, siamo i più forti del mondo... finché un vecchietto passa di lì facendoci cagare addosso perché pensiamo voglia chiamare gli gendarmes, infatti smontiamo tutto in tre secondi. Il sentimento di gloria più effimero di sempre! Costa, al contrario di Rahel, che dorme coi tappi e con la mascherina, aveva sentito i cinghiali, e la sua vescica aveva deciso che voleva svuotarsi proprio in quel momento, ma essendo un eroe, ha resistito tutta notte. (Costa se leggi questo blog: Korsikka Libera!!1 Ruspa en turisti!!1!LYONE PADRONE!!1! CINGHIALI MAIALI!!11!!ZEKKE KEKKE!!!)

Salutiamo i nostri amici e sotto decisione di Luca, come il 90% di tutte le decisioni (forse una volta ho avuto la possibilità di decidere qualcosa io, cioè che sugo comprare), ci dirigiamo verso Piccovaggia (20137) a Porto Vecchio. 
Prima pero', ci fermiamo in uno Spar a pochi metri dal posto dove abbiamo passato la notte, e lì iniziamo il lungo processo che ci ha portati alla rovina: la nostra dipendenza da formaggio corso e salami vari. Rovina sia economica (30 euro al chilo il formaggio) che intestinale (botti di emissioni di CO2 da orifizi intimi da mattina a sera, che hanno causato l'aumento dello smog locale). 
Ci fermiamo a mangiare in una spiaggia di sassi poco dopo Solenzara, ma non è il massimo, quindi proseguiamo il nostro viaggio. 
Piccovaggia è un piccolo paesino di cui centro è inesistente, quindi non sfasate come noi a cercare una piazza. Visitiamo la spiaggia di Palombaggia, forse una delle più belle che abbiamo visto, ma infestata di gente inutile ladra di ossigeno. Cerchiamo quindi un'altra spiaggia per poter passare la notte. Su Maps , la divinità a cui dobbiamo generosi sacrifici, vediamo una tale Tahiti Beach, ma avendo entrambi i telefoni scarichi, non riusciamo a trovarla immediatamente né a fotografare la postazione, un vero peccato perché questa spiaggia è il top.

Lasciamo la macchina vicino ad un hotel, con la speranza di ritrovarla il giorno dopo, e dopo aver caricato gli zaini, ci diamo da fare nella ricerca della spiaggia. Chiediamo informazioni ad un tipo strano, tatuato da tatuatori fatti e ubriachi al buio, che lavora dal fruttivendolo (il percorso per raggiungere la spiaggia si trova proprio dietro il fruttivendolo, dovete seguire le macchie arancioni.. quasi un'ora di sentiero).




Finalmente arrivati, ci sentiamo troppo vestiti, nonostante avessimo addosso "solo" il costume: è una spiaggia di nudisti! Controllando con un occhio la zona e con l'altro cosa guardasse Luca, pronta e sferrargli un pugno sul cranio, ci mettiamo in fondo. Ci sono due barche parcheggiate, all'inizio questo ci crea paranoie, ma poi adottiamo lo stile di vita del "cazzomene", cosa che abbiamo perfezionato man mano.

Assistiamo ad uno spettacolo meraviglioso: milioni di stelle sembrano accoglierci in quest'isola fantastica che è la Corsica. La notte scorre senza problemi, nonostante rinascite improvvise ogni mezz'ora a causa di rumori incerti.

19 AGOSTO

Il risveglio all'alba a Tahiti Beach è poetico, soprattutto vedere un vecchio di prima mattina nudo con la salsiccia penzolante.
Per fortuna non facciamo colazione, ma questo ci distrugge nel rifare il sentiero per tornare alla macchina, che fortunatamente è ancora intatta. 
Spesso eravamo preoccupati per la macchina o per la tenda e le nostre cose, perché prima di partire abbiamo letto articoli di cronaca corsa in cui i turisti venivano presi a mazzate sui denti e poi derubati da criminali corsi (la Corsica ha un alto tasso di criminalità e odiano i turisti). Hanno una lingua propria quindi non improvvisate un francese fai da te, come ho fatto io, che chiedevo informazioni in francese e mi domandavano se stessi parlano cileno.

Salutato Porto Vecchio, ci instradiamo verso Bonifacio, a parer mio la città più bella della Corsica.
Facciamo un salto prima alla spiaggia della Tunnara, dove scoviamo una mini spiaggetta tra gli scogli di nostro esclusivo possesso per quel paio d'ore.
Il mio compagno di viaggi ed io torniamo bambini per un po' e organizziamo un torneo di biglie, senza biglie ma usando della paglia arrotolata. La nostra fantasia va oltre ogni limite, quando siamo insieme riusciamo a divertirci con poco, costruendo ed inventando cose al momento. Siamo tanto felici ed esaltati in quel momento, finché l'atmosfera si scalda e vincere diventa una questione d'orgoglio e di reputazione. Riesco a perdere sei volte su sei (o forse lo lascio vincere perché ne so innamorata e mi faceva pena?).
La spiaggia più grande è infestata da tedeschi che si mimetizzano alla sabbia bianca come camaleonti, quindi proseguiamo verso Bonifacio.




Il paese è costruito attorno ad una profonda insenatura simile ad un piccolo fiordo circondato da pareti in calcare bianco, all'interno delle quali sono anche state scavate nel tempo vani di vecchie case e magazzini. Decidiamo di dormire in campeggio perché il rischio di essere scoperti nelle città più grandi è elevato. Pernottiamo al Camping delle Fosse (Route de Sant Amanza, 20169, due persone più tenda più auto 27 euro).
Campeggio bellissimo, attrezzato e comodo.
Ci stupisce solo la receptionist, che alla nostra richiesta sulle tariffe, risponde: " Dipende dalla zona, alcune zone 27 euro, altre 27, 30 quelle più care 27,40", ma noi siamo furbi e riusciamo a risparmiare non solo 30 centesimi persino 40!


Nel pomeriggio perlustriamo la zona e facciamo un bagno nella spiaggia di Maora, a un'oretta a piedi circa, niente di entusiasmante, c'è anche un bambino futuro criminale, che cattura stelle marine per rinchiuderle nel suo secchiello, con tanto di pubblico familiare ad incoraggiarlo.
Queste meravigliose spiagge sono rovinate purtroppo da numerose barche parcheggiate e gente imbecille che dovrebbe raccogliere patate.
Dopo esserci fatti una doccia e aver mangiato del riso in bustina, andiamo a curiosare tra la Bonifacio notturna. 'Na merda. Allora saliamo su, alla citadelle (città alta).
Il contrasto è abominevole, la haute ville è sconcertante, cinta tra le mura con stradine minute e strette, scorgiamo anche la casa di Napoleone.
Derubati da un vecchio barista corso per 7 euro (una birra e una bottiglia piccola d'acqua) torniamo al campeggio, stanchi.. molto stanchi.

20 AGOSTO

Sveglia presto e decisione di visitare nuovamente Bonifacio alta.
Stavolta, però, rimaniamo a bocca aperta nel percorrere l'Escalier du Roy d'Aragon. Questa scalinata si affaccia sulle Bocche di Bonifacio, sul Mediterraneo che la separa dalla Sardegna, si tratta di un percorso intagliato direttamente nella roccia calcarea, raggiungibile tramite 189 gradini con inclinazione 45 gradi circa. Faticoso ma paradisiaco!








Nel pomeriggio studiamo un posto dove poter dormire wild, e ci dirigiamo a Tizzano. Dopo esserci fermati per un bagno rinfrescante in una bellissima spiaggia bianca con acqua color turchese, arriva il momento di trovare una sistemazione per la notte. C'incamminiamo lungo un sentiero che costeggia il litorale e attraversiamo diverse spiaggette magnifiche, dopo qualche ora di cammino e sudore che cola come grasso dal kebab, scrutiamo un posto niente male: una mini spiaggetta incastonata tra gli scogli, a cui do un nome io (SPIAGGIASELVAGGIA) difficilmente visibile anche se sotto il sentiero.





Nascondiamo gli zaini tra i cespugli e proviamo a cercare qualche altra spiaggiaselvaggia, ma rimaniamo sulla prima scelta.
Dopo aver mangiato, Luca esploratore, tornato ai tempi d'oro del ciuccio, trova tre conchiglie da regalare alle sue sorelle, e numerosi ricci di mare: mi sembrava di essere la mamma di un cretino.
Montiamo la tenda verso le 23.00 e ci godiamo una via lattea ad dir poco mozzafiato, prima di addormentarci abbracciati.





Non mancano occasioni per sprigionare tutto il nostro QI




21 AGOSTO


Esattamente alle 5 del mattino ci svegliamo entrambi, ma ci sembra troppo presto; decidiamo di rimanere in tenda "altri dieci minuti mamma".
Qualche secondo dopo, una torcia ci viene puntata direttamente sulla tenda.
Il panico è forte, Luca mi guarda con un faccia da cazzo, più brutto che mai, di uno che sta per essere giustiziato a morte e il cuore sembra uscirmi dal petto. La paura è sconcertante, sembra di vivere una scena horror in cui finiremo sicuramente fucilati, non prima di esser stati torturati. Stringo la mano a Luca sperando che il mio "uomo" possa darmi coraggio e salvarmi la vita, ma l'espressione del suo viso è assorbita da un vuoto che lo risucchia nel profondo oblio di sé, dove si perde e non sa più nemmeno dove siamo. Anche questa volta mi tocca dominare il panico e tranquillizzarlo.
La luce perlustra la zona a noi circostante, e dei lenti e pesanti passi sembrano avvicinarsi. Eccoli, sempre più vicini, riusciamo a captare il suo affanno. Siamo in grado perfino di bloccare il flusso sanguigno nelle vene affinché quell'uomo non riesca a cogliere la nostra presenza e come per miracolo, se ne va. Così aspettiamo qualche minuto, mentre Luca riprende conoscenza e riesce a dire la sua prima cazzata alle 5.07 del mattino:"ma no, è il faro", con conseguente sguardo schifato da parte mia, dato che abbiamo impiegato due ore il giorno prima per scegliere un posto nascosto dal faro, iniziamo a smontare. Ed è proprio nel bel mezzo del mio attraente modo di sgonfiare i materassini, che quell'uomo passa ancora. La medesima paura si ripresenta nel nostro corpo sotto forma di totale immobilità.
Avrei potuto vincere i campionati mondiali di un due tre stella, infatti torna indietro senza dubbi. Ma eccolo un terza volta, e riesco a vederlo! Impugna un fucile più grosso di lui e sulla punta vi è una luce.. poteva spararci se ci avesse sentito e non riconosciuti come umani, il che non è difficile guardando la faccia da facocero di Luca. Sento ancora odore di cacca se penso quel momento!

Il pericolo ormai è lontano e ci godiamo l'alba con una tazzina di thé verde e dei pan di stelle..







Usciamo dal mistero e ci dirigiamo verso la spiaggetta vicino al parcheggio (pensiamo che quell'uomo fosse una guardia che ha visto la nostra macchina, fate occhio a dove la parcheggiate).
Sulla spiaggetta ci sono una decina di ragazzi col sacco a pelo che alle dieci di mattina ancora dormono beatamente, il che mi stupisce dato che io ho rischiato l'infarto qualche ora prima. E' stato comunque il risveglio più carico della vacanza!
Decidiamo quindi di recarci in campeggio quella sera, diciamo che decide Luca cagasotto (Luca ha avuto infiniti ruoli durante questa vacanza come avrete notato e noterete).







Dopo qualche tuffo nella spiaggia deserta partiamo in direzione Propriano. Passiamo per Sartene, una cittadina arroccata in montagna, sembra bella ma abbiamo solo il tempo di fermarci per fare rifornimento di acqua e.....salame di cinghiale e formaggio di pecora, contribuendo ulteriormente all'inquinamento atmosferico!!


Nonostante avessimo optato per campeggio sobrio il futuro è per ora ancora incerto, ci fermiamo quindi in una spiaggia ai piedi di una pineta che, nonostante sia enorme è pressoché deserta. Pranziamo qui con un ottimo pollo al mirto comprato poco prima da un lurido corso (termine usato dalle nostre parti che indica i furgoncini di paninari lungo la strada, non è di certo da prendere alla lettera!). Fa molto caldo e quando decidiamo di andarcene, delle enormi onde iniziano a schiantarsi sul bagnasciuga! Sono veramente giganti! Per un'ora buona decidiamo di trattenerci e ci facciamo trainare dalla forza del mare, ci sembra di essere tornati bambini!





Il camping selezionato è Campitello Camping Chez Antoine (Olmego Plage, due persone più tenda più auto 25.40 euro)

Camping normale, niente di speciale, troppo costoso per la zona e per le sue condizioni, ma vabbe, tanto quando si è in vacanza i soldi vanno via come il pane.
I nostri vicini, una coppia di simpatici cechi ci regala un pò di detergente per il piatti (è stata una vacanza in cui abbiamo messo in dubbio qualsiasi igiene umana),  ma avrei preferito una delle loro salcicce grigliate su una piastra imponente, tuttavia ci accontentiamo della nostra umile pasta al pesto, preparata con amore, che conta più dei soldi.. anche se quella piastra comprata con i soldi e non con amore poteva renderci felici in un momento dove Luca diventava scheletrico a vista d'occhio.. 
La sera decidiamo di uscire a Propriano, a pochi chilometri. Sembra la notte bianca di Cassano, ma passiamo una serata tranquilla, spendendo in modo tranquillo quasi dieci euro per due gelati. Così, tranquillamente. 





22 AGOSTO


Salutiamo quella vecchia zoccola del camping e ce ne andiamo. Luca incazzato per non si sa quale motivo, si prende qualche pugno da me, ma poi facciamo pace, con altri pugni. Come sempre esternazioni d'amore affettuose.
Siamo diretti ad Ajaccio. A dire la verità non volevamo visitarla perché chiunque ci avesse parlato di questa città, sostiene che fa cagare, ma spettava a noi dare un giudizio. Infatti fa cagare.
Niente di particolare, troppe persone, troppe macchine, troppo caos.. Di certo non rispecchia la Corsica selvaggia, ma riusciamo ad entrare in una biblioteca con vecchi libri originali (Bibliothèque Municipale, 50 Rue Cardinal Fesch, 20000 Ajaccio).







Abbandonata la grande città, a qualche chilometro di distanza troviamo la nostra prossima meta wild: Capu di Fenu. Il paesaggio per raggiungere la spiaggia è armonioso e figo e nel parcheggio ci sono diversi camper, tra cui due italiani che ammettono che avrebbero dormito lì, quindi parcheggiamo l'allegra C1 color vaiolo e ruggine ormai, accanto a loro.
Ci avviamo verso la seconda spiaggia, Senetosa (la prima subito dopo il parcheggio è sorvegliata, per raggiungere Senetosa si scavalca un piccolo cancello.. attenzione è illegale, quindi vi sentirete dei fenomeni fuorilegge anti merenderos).
Spiaggia mozzafiato, anche se godersela è dura con Luca capriccioso che fa la lagna per qualsiasi cosa.
Verso le sette prepariamo da mangiare, non convinti del motivo per cui ci fossero  5 o 6 kayak sulla spiaggia. Poco dopo arriva un gruppo di circa 12 francesi, proprietari dei kayak e sentendo i loro discorsi, capiamo che avrebbero dormito su quella spiaggia anche loro.
Decidiamo dunque di non montare la tenda, ma appostarci vicino ai 12 Jean-Pierre e François, coi sacchi a peli, che in realtà sono coperte vista la loro resistenza negli anni.
Un'altra stellata paura fa quasi emozionare Luca romanticone, che quella sera non fa altro che parlare bla bla bla a volte gli faccio annusare le sue scarpe per zittirlo di almeno 4 minuti, interrotto solo da una volpe stronza che cerca di rubargli le ciabatte, ma la spaventiamo puntandole la luce addosso. Ci sentiamo più furbi di lei... ma una sua amica perfida si sarebbe vendicata qualche giorno dopo.. continuate a leggere! 













23 AGOSTO


Quella mattina ci svegliamo presto perché decidiamo di andare a Corte, nell'entroterra. Come sempre la strada offre paesaggi incredibile, tanto da volersi fermare ad ogni chilometro! Arriviamo a Corte ma, impossibilitati ad una notte wild, decidiamo di soggiornare al camping la Restonica (due persone più tenda più auto 26 euro).
Camping piccolo, niente di speciale, ma sono obbligata a descriverlo come il migliore del mondo date le dubbie origini mafiose del proprietario..





Dopo aver mangiato una tanto sorridente quanto buona pasta al pesto e il dovuto riposo, nel pomeriggio decidiamo di fare un'escursione alle piscine naturali di Tavignano (il fiume), posto incantevole, arriviamo fino alla cascata. Per raggiungere il lago di Nino ci vogliono 9 ore di camminata, anche se una vecchia francese dice fosse dietro a destra poi sinistra poi avanti indietro fai una giravolta falla un'altra volta guarda in su e guarda in giù eeeeemacarena.

Purtroppo ci sono incendi per via del caldo quindi non siamo saliti a les Gorges de la Restonica, veramente una sfiga... che peccato, avrei proprio voluto farmi altri 2000 metri in montagna già stanca morta.. peccato! (scherzi a parte, merita guardando le foto su Internet).






Nel tardo pomeriggio torniamo al camping, doccia cena e passeggiata in Corte città. Vi si trova l'università, circondata da case piccole riempite di fiori.. i corsi devono avere un disturbo ossessivo compulsivo per i fiori!

La piazzetta nel cuore di Corte descrive questa piccola cittadina come tranquilla e amichevole, dove anche una Pietra in compagnia può farti rilassare, ma  penso si rilassassero solo loro, questi cortenesi apparentemente tutti mafiosi. 

Luca incontra per caso un suo vecchio amico d'infanzia, che ha deciso di trasferirsi li per lavorare.

Campeggio, doccia, cibo e giretto notturno a Corte!

Stanchi ed affaticati torniamo alla base, pronti per quel che ci aspetta il giorno dopo.








24 AGOSTO

Partiamo verso le nove e mezza da Corte per dirigerci verso Porto. La strada che percorriamo è paragonabile ad una strada secondaria italiana di paese, una di quelle strade dove fanno fatica a passare due auto contemporaneamente! Siamo in montagna e in Corsica i guard rail sono praticamente inesistenti, nonostante questo si passa attraverso paesaggi mozzafiato; di tanto in tanto si trovano maiali selvatici che attraversano la strada, mucche che brucano sul ciglio e capre che ti scrutano curiose e pronte a farsi offrire crackers!




  
Eccoci, forse uno dei giorni più avvincente e allo stesso tempo impegnativo del nostro random trip: Capu Rosso (Piana).
In cima ad un promontorio si trova una delle tante torri genovesi della Corsica, ma questa è la numero uno.

Dopo aver fatto un bagno nella spiaggia di Aitone, e prima uno alla meravigliosa, ma purtroppo affollatissima, spiaggia Ficaghjola, parcheggiamo la macchina appena inizia il sentiero per raggiungere la torre e con molto coraggio, caricati gli zaini, partiamo.







Come descrivere la salita? Sudo solo a pensarci!
Yari (alla fine vi dirò chi è) mi aveva parlato di questo posto come la perfezione, come una magia che ti avvolge immobilizzandoti.

E questa è proprio la sensazione che percepiamo appena vista la torre: uno spettacolo SUBLIME!

La strada per raggiungerla è veramente bastarda, in particolare l'ultima salita, è stata la volta in cui ho più faticato, ma ne è valsa la pena. Salire sulla torre è stato ancora più magico, si ammira tutto: coste, spiagge, navi, barche.. non si sente alcun rumore, solo il vento che scivola sulla pelle dopo aver sudato anche la ghiandola pineale.

Assistiamo ad un tramonto irrazionale, folle fino ad allora inconcepibile! 

Luca cuoco accende il fuoco per cucinare, ma non serve ad un cazzo, visto che non avevamo legna, si allontana a procurarsene un po' e al su ritorno, finito di cucinare,  la polenta sulla torre genovese e sotto una coperta infinita di stelle è un tocco d'arte.









25 AGOSTO

Scesi dalla torre e stupiti che ancora una volta la macchina fosse intatta, o meglio, ci fosse ancora, ci dirigiamo verso Galerìa.

Durante la discesa verso il parcheggio si possono incontrare fenomeni con cui la Natura ha deciso di scherzare pesantemente,che cercano di essere simpatici a loro modo

Costa aveva detto che al delta del Fangu c'è un pineta dove lui e Rahel hanno passato la notte, in realtà sono alberi normali, ma Luca originale decide di dormire sotto una capanna proprio in mezzo alla spiaggia, fatta di rami: bellissima!

Questa spiaggia sembra un deserto di sassi, con tante dune dietro le quali si nasconde il mare, visibile solo a qualche metro dalla costa.

Questa giornata, non so perché, passa molto in fretta, non facciamo niente, se non un giro nel paesino e una camminata curiosa intorno al Fangu (forse troppo occupati a cercare l'inesistente pineta di Costa. Costa se leggi il racconto secondo me sei troppo fatto di KROKODIL!). Chi volesse può noleggiare una canoa per sei euro a persona sul Fangu e distruggersi le braccia.

Ci addormentiamo immersi in un cielo stellato immenso.












26 AGOSTO


Ci svegliamo all'alba ancora increduli della location fenomenale dove abbiamo dormito. 
Il mio risveglio è traumatico, mi alzo di soprassalto pronta a raggiungere la velocità boltiana per scappare da un cinghiale proprio accanto a me, ma era solo Luca che russava come un porco.
Decidiamo di dirigerci a Calvi, paesino gradevole. C'è anche una presentazione dei soldati del fronte nella città alta, che ci mostrano fieri come siano dei bastardi evoluti, facendo vedere i lori aggeggi di guerra.




Siamo diretti a  L'Île-Rousse, battezzata da qualcuno come la città più romantica corsa, ma la cosa più romantica è forse il pakistano del mercato che, con le mani sudate, tocca tutti i formaggi del suo banco tra una grattata di culo e l'altra. Ovviamente Luca ne compra un pezzo, affascinato dall'odore di rose che emano.









Sappiamo che a pochi chilometri c'è Ostriconi, un piccolo paesino noto perché è l'arrivo (o l'inizio) del deserto des Agraites. 


Questa è l'unica grande zona della Corsica senza una strada costiera. Le baie e i golfi del deserto possono essere raggiunti solamente via mare o tramite lunghe strade sterrate, e il sentiero è 42 km circa. Manca poco al ritorno in Italia, ci convinciamo che non possiamo farlo, ma un tuffo alla spiaggia di Ostriconi non ce lo neghiamo di certo, e se avessimo trovato un piccolo posto nascosto per dormire sarebbe stato più che ottimo. La spiaggia è affollata, non amiamo molto la presenza di altri stupidi umani, quindi ci avviamo sul sentiero per raggiungere la prossima spiaggia. Camminiamo un'ora, ma ne vale la pena perché la piccola spiaggia è deserta e bellissima. Dopo un'oretta decidiamo di cercare un posto per dormire, ma nel bel mezzo della ricerca vediamo una coppia di anziani affaticati con scarpe da montagna e zaini. Chiediamo se hanno percorso l'intero deserto, ci confermano la nostra curiosità e ci raccontano tutto. Li ascoltiamo meravigliati e anche un po' invidiosi, in realtà Luca non capisce un cazzo perché parlano francese, annuisce falsamente. Salutati i simpatici vecchietti, ci guardiamo negli occhi e in quel momento pensiamo la stessa cosa: se l'hanno fatto loro lo facciamo anche noi. Sono le sette di sera, corriamo a prendere la macchina perché decidiamo di riposarci al campeggio "Ostriconi", e prepararci per il giorno dopo.


Al camping si trova vecchia proprietaria teteska che ci permette di parcheggiare l'auto gratis (solo per chi fa il deserto), teteska dice: "Attenzione, deserto no ombra!". Noi incuriositi e bisognosi di informazioni chiediamo se l'avesse già percorso. Tedeska: " Ich mai fatto deserto, pero' deserto no ombra!"

Stupiti dalla sua intuizione e dai suoi insegnamenti materni, ci prepariamo psicologicamente al giorno successivo rifornendoci di tanta ma tanta acqua (decidiamo di inspallarci 14 litri di acqua).

Quella sera usciamo a L'Île-Rousse, dove assistiamo ad un torneo di bocce tra anziani corsi che bestemmiano a ritmo impeccabile.




27 AGOSTO

Si parte! Alle sei del mattino Luca esaltato mi sveglia, sta per arrivargli un pugno sul naso ma non mi sembra il caso di dargli un buongiorno simile. Opto quindi per un calcio al femore.

La partenza non è delle migliori, un cacciatore spara colpi di fucile a venti metri di distanza da noi,  vediamo la polvere che si alza, ma nonostante ciò proseguiamo il nostro cammino, dopo aver tremato e provato panico profondo. Luca pensa anche di non proseguire ulteriormente e di abbandonare l'idea, ma lo guardo con pena e non gli rispondo neanche.

Nel nostro percorso oltre a merda ed orme di cinghiali, incontriamo due persone quasi sfinite che arrivano da Saint-Florent (nostra meta), ma noi andiamo avanti! Ci aspettavano 42 chilometri di deserto, sotto il sole con litri di acqua sulle spalle. Wow.

Dopo tre o quattro ore facciamo il bagno su una spiaggia bianca, tutta nostra! La sensazione è unica, ma Luca cazzone vuole ripartire quasi subito.








La stanchezza si fa sentire dopo qualche ora, ma la bellezza delle spiagge ci rende orgogliosi di portare segni bordeaux sulle spalle.
Arriviamo a Saleccia, verso le sei del pomeriggio. Li c'è un camping (dalla strada si raggiunge solo coi servizi navetta 4x4). Camping U Paradiso (chi conosce la Corsica sa che chiamare un campeggio "U Paradisu" è una moda vintage corsa seguita dall'88% dei proprietari), entriamo solo per rifornirci d'acqua (Luca beve che manco un cammello), ma dormiamo sulla spiaggia, sotto i sassi senza materassini. Comodità più unica che rara.
Verso mezzanotte ci vengono puntate delle luci sulla tenda, mi spavento, penso al peggio.
Cerco di svegliare il procione avvisandolo, ma con la bava alla bocca, emana versi simili a cigolii e riesco solo a capire "va be ci hanno sgamato.. ma ho sonno".
Ancora una volta devo affrontare tutto da sola, per fortuna, pero', sono due stupide coppie di italiani con al guinzaglio quattro o cinque bambini, che per mezz'ora non fanno altro che esclamare "ma qui c'è un tendaaaa", frasi ripetuta da tutti loro una dozzina di volte ciascuno.
Mi tranquillizzo e penso a quel momento dove la nostra felicità domina su tutto, perfino sull'odore di schifo e sudore che abbiamo addosso. Se questo non è amore!



28 AGOSTO

Sveglia presto: dobbiamo arrivare a Saint-Florent prima delle quattro, dove avremmo trovato il pullman che ci avrebbe riportato indietro.
Più stanchi del giorno prima, facciamo tante infinite pause. Quella seconda metà del deserto, a mio parere, nasconde le spiagge più belle della Corsica. Come sempre l'uomo riesce a rovinare tutto, infatti ricconi piazzati con le barche non mancano ma e indecenti madames che sotterrano meduse.






Nonostante ciò, è l'impresa più faticosa e avvenente della nostra vita, lo rifarei sempre. Con lui. 
Arrivati a Saint-Florent, dobbiamo trovare a stazione dei pullman.
Ma non si capisce una ceppa di minchia, sbagliamo strade, ripercorriamo sentieri a caso, saliamo scendiamo, chiediamo ma non capiamo.. 

Luca di certo non rende favorevole la situazione continuando a lamentarsi dell stanchezza, del caldo, ha fame, ha sete.. Partono pugni immaginari a go go, solo perché non ho le forze per appenderlo.. Ed ecco che nella tensione arriva lui, Francoise: giovane veterinario francese in vacanza che porta a spasso i suoi cani. Il simpatico elemento di invita a seguirlo perché stava andando nella nostra direzione. Passiamo una buona mezz'ora con lui, ma purtroppo non sappiamo che ore sono (alle 16.30 ci sarebbe stato l'ultimo pullman che ci avrebbe riportato indietro). Salutiamo Francoise e spremiamo le nostre ultime forze per cercare la stazione, una signora mi dice che sono le 16.00 in punto. Merda, e della stazione nessuna traccia! Luca inizia ad innervosirsi e mi dice che se non la troviamo entro 10 minuti, lui si sarebbe seduto per terra dove fosse capitato e non si sarebbe alzato fino al giorno dopo. Per fortuna ho studiato scienze dell'educazione prima infanzia, quindi i bambini so come gestirli.
Come per miracolo riusciamo a vedere dei pullman, e sperando di fermare l'autista tipo attacco terroristico, raccolgo tutte le forze trasmessemi dagli umani, come se stessi raccogliendo la sfera Genkidama, corro all'impazzata per un chilometro, brancando l'autista, che schifato mi osserva e mi dice che il pullman giusto parte tra dieci minuti. Nell'attesa ci guardano tutti come fossimo libici clandestini appena arrivati dalla Grecia. Torniamo al camping per farci una doccia.
 (l'autista molto simpatico aveva lavorato a Canonica).

Anche se esausti, decidiamo di dormire sulla spiaggia di Ostriconi, quella del camping.



Un vecchio bagnino ci fissa per una mezz'ora intera, infatti torniamo indietro pensando di dormire in macchina e sperando gli venisse il cagotto prima, ma Luca cagasotto ha paura di una vacca quindi torniamo alla spiaggia, dove il bagnino è sparito. Ebbene diamo inizio al wild! Mangiamo della pasta al sugo e mettiamo dentro un sacchetto di tela il cibo, appoggiandolo lontano almeno 50 metri dalla tenda (per evitare che qualche animale ci facesse visite non gradite).

29 AGOSTO

Ci svegliamo molto presto e raccogliamo le nostre cose per poter dormire sulla spiaggia ancora un po'. Manca però il sacchetto, non riusciamo più a ritrovarlo. Luca incazzato si incazza, come sempre.

Decide quindi di andare al campeggio a fare non so cosa a non so chi. Torna ancora più incazzato dopo non aver fatto niente, decide quindi di tentare l'ultima: inseguire le orme dal cespuglio dove ha nascosto il sacchetto.

Eccolo dopo una decina di minuti che agita il sacchetto: Luca segugio ha ritrovato il sacchetto (di vitale importanza poiché c'erano dentro le pentole).

Una volpe l'ha rubato nella notte e, riuscendolo ad aprire a morsi, si è portata dietro solo il pane (la vendetta di Capu di Fenu, bastarde future pellicce).

Ce ne andiamo, con Luca segugio che non fa altro che menarsela.

Decidiamo di fermarci a Saint-Florent e poi di visitare il dito, Cap Corse.

Mentre Luca guida, rompe le palle, pretende che io gli faccia una sigaretta e del pane con la nutella, se la tira ancora per aver trovato il sacchetto, si esprime a versi di tricheco (chi ha detto che gli uomini non possono fare più cose alla volta?) vediamo un tipo strano che chiede l'autostop.

Lo carichiamo su, nel poco spazio che abbiamo a disposizione, lui non è d'aiuto avendo uno zaino enorme e una scatola lunga due metri contenente una fiocina per pescare.

Si chiama Volodia, israeliano. Da qui il nome del blog, Volodia, in russo: re del mondo. Secondo noi chi viaggia è re del mondo, come il nostro stesso amico Volodia. Ha una scuola di sub e apnea in tutto il mondo ed è sempre in giro. Va dove lo porta il vento, dorme più a caso di un cavallo selvatico ed è un pazzo! Segue le vibrazioni positive, dunque incontrare noi non è stato un caso!

Ci parla della sua vita, con un francese quasi perfetto. Luca ignorante non capisce un cazzo, gli chiedo dunque di parlare in inglese. Luca ancor più ignorante comunica in inglese con volodia: parla come scoreggia in sostanza. (Madre francese trasferitasi in Israele per lavoro, insegna francese. Padre magrebino ebreo costretto alla leva, tornato in Israele. Fratello di nome Dorian, da Dorian Gray).

Volodia non ha una meta, decide di venire con noi (in realtà non gliel'ha chiesto nessuno ma vabbe).



Non ci fermiamo dunque a Saint-Florent, ma arriviamo a Cap Corse, precisamente a Barcaggio.

Ci svacchiamo su uno scoglio, dove Volodia si immerge e muore per qualche ora, tenta di pescare per ricambiare il favore del passaggio ma "fishes are too fast". Per lui.  Se invece fosse stato capace fishes ce li magnavamo!








Un meteo con evidenti disturbi di personalità, ci fa risolvere la giornata al campeggio Kallistè,  a Saint-Florent. Volodia ci segue super esaltato! Camping figo, attrezzato ma non ridete in faccia al proprietario che parla un italiano mezzo corso mezzo francese mezzo bo..
 (due persone più tenda più auto 15 euro. Volodia da solo senza tenda né auto 10 euro)





Avremmo voluto uscire la sera in città, ma siamo morti, bocciamo dunque l'idea e la rimandiamo alla mattina dopo.

30 AGOSTO

Salutiamo con rammarico Volodia, the King of the world, le Roi du monde, el Rey del mundo che, prima di dirci addio amici addio, ci intona qualcosa con uno strano flauto. Pare musica araba rilassante, ci aspettavamo qualche serpente uscire dai cesti, ma Volodia un giorno saprà fare anche questo..




Ci dirigiamo a Rogliano, alla torre Saint-Marie, sempre una torre genovese ma in acqua. 
Percorriamo metà sentiero dei doganieri (Il Sentiero dei Doganieri unisce il paese di Macinaggio, sulla costa nord-orientale con Port Centuri, sulla costa nord-occidentale).






Figata assurda. Il giorno prima siamo passati a Nonza, senza fermarci, una spiaggia nera a causa dell'amianto di una vecchia fabbrica abbandonata, che Luca curioso avrebbe voluto visitare, ma stavolta tagliamo in mezzo al dito.

Il tempo non è a nostro favore, sembra che ci sarà il diluvio universale, dunque cerchiamo subito un campeggio dove avremmo passato la nostra ultima notte in Corsica.

Traffico come in quel di Milano o forse è più azzeccato il traffico che c'è a Orio la domenica per descriverlo, fatto sta che finiamo a Sorbo Ocagnano, al camping Europa Beach (due persone più tenda più auto 19 euro).

Niente di speciale, staff simpatico.

Purtroppo data la stanchezza e il tempo di merda (diluvia) ci mettiamo subito a dormire, con la tristezza che il giorno dopo avremmo salutato la Corsica.

31 AGOSTO

Stanchi, tristi, puzzolenti, ridottiammerda ci dirigiamo verso Bastia. Compriamo regali per la nostra famiglia, quali salami e formaggi, e visitiamo Bastia. Carina, niente di speciale, la parte vecchia è più bella. Ci fermiamo al porto vecchio a mangiare qualcosa, per essere originali del pane con salame e formaggio e attendiamo il traghetto.



Tristi ma felici, stanchi ma soddisfatti salutiamo la Corsica promettendo che la rivedremo presto.






Un ringraziamento speciale a Yari Ghidone, maestro del wild in Corsica





Grazie di averci dedicato del tempo,
Clara e Luca.




                                                                                                      Fotografia: Luca
                                                                                                      Testo: Clara e Luca