Ne approfittiamo anche per recuperare le scarpe da montagna, dato il grande freddo.
L'immortale guerriera C1 è ancora lì! Controlliamo per vedere se c'è ancora tutto, ma mancano la "I" e la "E" di "Citroen". Ma la macchinina rossa rossa non mollerà sicuramente, anche raggiunti i 100.000 chilometri, la maggior parte dei quali in meno di un anno.
Stasera vogliamo uscire e siamo sicuri che stavolta ci sarà più gente di ieri, d'altronde è venerdì!
Speranzosi ci prepariamo. Luca è turbato dal mio modo di vestire: soffro il freddo e decido di mettermi sei paia di calzini di lana (non scherzo), quattro paia di pantaloni e due maglioni. Ciò nonostante ho i piedi gelati e col naso rosso assumo le sembianze dell'omino Michelin versione pagliaccio.
Ci avviamo verso il centro storico e con grande sorpresa, intravediamo ben due persone!
Le uniche due oltre noi.. un mortorio! Sembra di essere nella guerra col coprifuoco alle otto di sera, la cosa curiosa è che Colmar è una delle poche città che non è mai stata bombardata.. forse perché non gliene fregava niente nemmeno ai nazisti.
Girovaghiamo ad minchiam per queste vie illuminate e molto graziose, finché non carpiamo da lontano delle voci confuse a musica da bar.
Come due cani affamati seguiamo questa scia uditiva. Eccola finalmente: una birreria aperta! Ci catapultiamo dentro, ma le dimensioni sembrano essere poco spaziose e ci sono solo due posti liberi: nostri! (i posti in tutti sono dieci, quindi contribuiamo al pienone del locale).
Il proprietario di Murphy's, con due baffetti simpatici, ci chiede cosa vogliamo e dopo aver concluso la nostra frizzante serata, gli preghiamo, come fossimo mendicanti, di regalarci il bicchiere usato per l'acqua. Annuisce e sorride, ma nel frattempo si intasca dieci euro di mojito, otto euro di birra e due euro per il bicchiere. Fa bene a ridere questo stronzetto.
Torniamo in hotel, stanchi e meravigliosamente speranzosi che domani Colmar si sarebbe riempita di gente.
31 DICEMBRE
Oggi andremo a Ribeauvillé (dove abitava un mio vecchio compagno di liceo, William che ci ha dato qualche dritta prima di partire, se avete bisogno di info per queste zone, si rende disponibile a qualsivoglia chiarimento william.foieni@gmail.com) e a Riquewihr (che ancor oggi non sappiamo pronunciare).
Luca mi obbliga a pubblicare le foto su facebook e mi strilla come una ragazzina di taggarlo. Vorrei annodargli le corde vocali, ma sono troppo curiosa di vedere dove abitava William e di scoprire Riquewihr.
Partiamo abbastanza presto, non prima pero' di far colazione dall'arabo francese gay: una fetta di torta ai mirtilli è proprio la benzina giusta per un intestino sottosopra mattutino; siamo costretti a tornare in hotel a scaricarci e, di conseguenza, a tardare la nostra partenza.
"Dai che andiamo a RIMBAMBOVILL", decanta Luca, mentre è alla ricerca della confidenza che non avverrà mai con la lingua francese.
Sopraggiunti in paese, veniamo travolti da uno squisito profumo di caldarroste e ovviamente Luca mangia dei bretzel. Il paese è incantevole, beh non è molto lontano dall'estetica colmarese.
Capiamo, a quanto pare che c'è anche un piccolo castello sulla cima di una collina dispersa tra vasti prati di vigneti, tipici della zona.
William ci consiglia di bere una birra al Saint-Ulrich, che, grazie alle nostre vibrazioni fortunate, è pero' chiuso. Leggiamo l'insolito cartello vicino all'entrata, testimonianza di una birreria alquanto bizzarra. Luca non capisce una ceppa di minchia e mi chiede di tradurre, ci sono alcune parole pero', che non conosco e uso la scusa che non esiste una parola in italiano che puo' tradurla: così fa più intellettuale, no?
Beviamo del vin chaud, ma ci accorgiamo che è tardi. Dobbiamo andare, ma la mia vescica è in emergenza. Obbligo Luca a prendersi un caffè nel primo bar a disposizione, mentre uso il bagno. Quando esco lo vedo che se ne sta bevendo due, evidentemente incapace di ordinare un solo caffè. La cosa che più ci meraviglia è che spende quattro euro, quando in realtà un cartello informa che con un euro si puo' usare il bagno anche se non si consuma nulla. Dopo due caffè Luca sembra un paziente schizofrenico scappato dalla psichiatria, allora gli tiro un pugno alla Bud Spencer per scaricargli le batterie.
Ci avviamo a Requiwhir e scopriamo una magica cittadina di mille abitanti. Non è niente di diverso a confronto dell’ultima appena visitata, ma ai piedi dell’antico fossato ci sono delle strutture abitative medievali.
Luca assume il ruolo di guida storica non appena vede un ponte levatoio: mi spiega come l’avevano costruito e come lo usassero.
Mi allontano e lascio che continui a parlare con se stesso: si accorgerà da solo che sta dicendo cazzate e parlando al vuoto o le sue capacità finalizzate allo sviluppo intellettuale sono decedute?
Mentre torniamo a Colmar vediamo che le strade sono tagliate in mezzo ad infiniti vigneti ricoperti da una delicata a soffice brina. Vediamo anche la riproduzione della statua della Libertà, su di una rotonda poco fuori Colmar.
Abbandonata la magia di quel paesaggi, torniamo alla base chiedendoci dove avremmo mangiato.
Sono le sette e mezza e l’unico ristorante aperto ha un menù di capodanno da 95 euro a testa ed è al completo. Perlustriamo le piazze disabitate alla ricerca di vita umana, ma sembra tutto morto.
La nostra luce in fondo al tunnel è lui: Schwendi! Una graziosa brasserie nella Petite Venice, sembra essere al completo, ma il cartello informa che non accettano prenotazioni.
Entriamo e ci accoglie un signore di mezz’età che inizia a parlare tedesco, bo io non capisco un cazzo e nemmeno Luca (che è per metà tedesco), quindi cerca di comunicarci a gesti che tra mezz’ora si liberano due posti. Ottimo! Nel frattempo possiamo cercare qualcos’altro!
Trasciniamo la nostra quasi sfinita pazienza con noi, alla ricerca di valide alternative, quando d’un tratto sembriamo scorgere due giovani. E’ solo un’illusione o ci sono davvero due persone? E soprattutto giovani?
Chiediamo se sanno di qualche festa o qualche raduno che implichi persone vere che salutano l’anno appena passato sorridendo o almeno rimanendo svegli. “Oh ragazzi, ma veramente cercate una festa? Noi abbiamo scoperto solo ieri che tutti i giovani alsaziani vanno a Basilea a divertirsi.. e noi siamo venuti qui dalla Svizzera.”. Compatiamo i due tamarri svizzeri che ci invitano a raggiungerli più tardi nel locale latino. Sì, certo. Contateci.
Torniamo da Schwendi che, senza lunghe attese, ci fa accomodare in un tavolo vicino ad un metallaro 80enne francese e la sua donna apparentemente normale.
Prendiamo una tarte vegetarienne in due, un roesti strasbourgeois pour moi, crauti e salsicce per Luca.
Solo dopo qualche minuto mi accorgo che ha davvero ordinato ancora crauti e che quindi stanotte avrò bisogno di una maschera antigas bellica.
Mentre mangiamo, una coppia spagnola ci chiede di farle delle foto. Gli spagnoli prendono confidenza subito, infatti dopo due minuti ci chiedono se ci fossero eventi di capodanno. E’ la domanda che ci facciamo anche noi da qualche giorno ormai, e speravamo che qualcuno potesse aiutarci. Possono anche dirci che non si fa un cazzo, almeno ne siamo consapevoli.
Usciamo dalla brasserie rotolando senza aver finito interamente i nostri piatti, e facciamo affidamento a quella briciola di speranza ancora viva. Finalmente sentiamo delle urla e delle risate giovanili: sono un gruppo di ragazzi con sacchi di bottiglie che si avviano in un posto speriamo da loro da definire nel futuro più immediato.
Al contrario, sembra che la loro meta è ben chiara e mentre cerchiamo di non perderli, Luca si ferma a fare foto di merda (che poi cancellerà) a cartacce buttate a caso e maniglie di portoni. La bolgia umana si disperde nel nulla e ci semina, ponendo fine alla nostra ricerca di festeggiamenti e uccidendo in modo definitivo la speranza.
Mentre torniamo in hotel, ormai rassegnati, Luca scopre un nuovo giochino: alitarmi in faccia. Lo lascio fare, questo è il suo unico divertimento nella notte di capodanno, passata come due vecchietti (anche giovani) colmaresi.
Ad un tratto ci fulminano ragionamenti esistenziali su quella sera e iniziamo a porci delle domande filosofiche: “D’altronde che senso ha festeggiare il capodanno? Che senso ha divertirsi? Che senso ha la vita? Chi siamo? Cosa siamo? L'essere è e non puo' non essere”. Non troviamo delle risposte e questo ci convince che non è necessario festeggiare (…)
Sotto il nostro hotel c’è un club privé, da dove parte musica a manetta. C’è solo un oblò da dove si puo' vedere cosa c’è dentro e Luca testa di cazzo cosa fa?? Ci si affaccia! Quasi immediatamente, si apre la porta blindata e una signora esce e ci invita a farci i cazzi nostri. Luca scappa come un pischello appena sgamato a suonare i citofoni.
Alle dieci mettiamo su un documentario sulle tartarughe marine e ci addormentiamo all’istante.
Poco dopo mezzanotte veniamo svegliati da scadenti petardi uzbeki e scendiamo sulla strada a berci un bicchiere di spumante, per poi risalire dopo tre minuti e mezzo.
Non ricordo di essermi mai svegliata alle otto del mattino il primo Gennaio, come stavolta.
E qual è il primo gesto dell'anno che fa una ragazza innamorata? Rendere felice Luca.. E la cosa che lo renderebbe felice è la Germania, dunque andiamo a Friburgo! (In realtà ho voluto accontentarlo solo perché così gli posso rinfacciare che quest'anno il primo gesto carino l'ho fatto io).
Partiamo con l'immortale C1 (la C in realtà sta per carro armato), ma prima dobbiamo cercare un benzinaio. Ne troviamo uno poco distante da Colbert, ma funziona solo con carta. "E se io non avessi un lavoro e lavorassi in serra pagato in nero, come cacchio faccio a fare benzina?", ribadisce Luca dopo aver sputato ed insultato il territorio francese.
Un altro benzinaio, a qualche chilometro di distanza (stiamo consumando più benzina a cercare il benzinaio), accetta solo carta. Rassegnato, Luca inserisce la sua carta e va completamente in panico quando nella schermata appare la scritta "autorizzato al rifornimento di 130 euro". Mentre organizza di tirar fuori bottiglie di plastica per riempirle di benzina, di prendere sacchetti a caso o di bercela, gli faccio notare che 130 euro è il massimo, e che avrebbe pagato solo i litri che avrebbe messo.
Cambia notevolmente colore della pelle, mi guarda con una faccia da montone e mi dice "Eh.. lo sapevo".
Oltrepassiamo la vecchia dogana, che si trova proprio sul Reno! Davvero incredibile! Appena entrati in Germania, Luca si sente a suo agio, tanto che i suoi rutti fanno da eco all'onnipresente "segnale gps interrotto".
In totale è un'ora di strada, passa veloce con i paesaggi innevati tutti da ammirare.
Parcheggiamo e capiamo subito che a Friburgo la gente si è accorta che ieri fosse capodanno: bottiglie di vino e birra buttate a caso sulle strade, resti di petardi e fuochi d'artificio sui marciapiedi, peni enormi disegnati sulle macchine, sotto una coperta di neve.
A tratti ricorda Berlino, dove siamo andati a Luglio, quartieri grandi e palazzoni da metropoli.
Qualsiasi negozio o ristorante è chiuso: abbiamo fame, ma oltre alla neve qui non c'è nulla. Perfino un cinese e un kebab sono chiusi!
Sconfitti decidiamo di farci un giro, e proprio mentre l'appetito ci bussa allo stomaco, scorgiamo una struttura ospitante la comunità araba.
Entriamo e la stanza è un ristorante strutturato come i kebab in Italia. Vorrei tentare anche io di parlare in tedesco, ma le uniche cose che mi ha insegnare a dire Luca sono chiedere dov'è il bagno (ma non lo chiedo perché non capirei la risposta) e scheisse, quindi dialogo a versi.
Mangiamo tanto quanto avevamo fame e raggiungiamo la sazietà con solo 10 euro, il tutto molto buono.
Orgogliosi di noi stessi per aver speso poco, Luca rovina la sensazione effimera andando da Starbucks a prendersi un cappuccino. Chi di voi se lo ricordava come un selvaggio che apre la birra coi denti?
Dopo aver appagato la sua nuova personalità da fighetto snob, andiamo in centro.
Non rimaniamo delusi dalla big cattedrale che occupa tutta la piazza, né da strutture stravaganti che la circondano.
Ci sono un ragazzo ed una ragazza immobili, che si avvicinano a passi talmente lenti da non essere visibili all'occhio umano.. sono ad una trentina di metri di distanza uno dall'altra e si fissano da lontano. Ma che cazzo stanno facendo? Sembrano due malati di mente! Ipotizziamo che stiano girando un video dove avrebbero velocizzato il tutto per far si che i passanti fossero delle scie che camminano tra di loro, ma loro continuano a guardarsi e si avvicinano anche in mezzo a tutti. L'idea è carina, peccato che ci siano tre motivi validi per ritenere questa loro trovata una stronzata: uno, troppo sbatti. Due, idea già vista e rivista. Tre, un vecchietto si è messo vicino alla ragazza per trenta minuti di fila, cercando forse di sistemarsi la dentiera quindi il romanticismo svanisce.
E' giunto il momento di salutare la Germania e Luca riesce a non piangere perché continua a divertirsi alitandomi in faccia. Non possiamo rimanere molto perché la macchina ha un solo faro funzionante, ma nonostante ciò, per colpa della mia incapacità a capire Google Maps, sbagliamo strada più volte e siamo costretti a tornare col buio. Già Luca fa pena a guidare, ma così sta esagerando. D'istinto cerco riparo stringendo la maniglia della portiera, mentre prego il mio uomo di non togliermi la vita.
Ma sembra fregarsene perché continua a guidare come una talpa ubriaca.
Appena rientrati in Francia, Luca si intristisce e aggredisce verbalmente la cultura francese.
A Colmar tutto tace, probabilmente non ci sono nemmeno cimici o zanzare d'estate. L'unica oasi di vita è Schewndi, allora torniamo da lui.
Stavolta prendiamo un roesti montagnard ed una tarte aux trois fromages in due.
Vorremmo passare da Murphy's, ma è stata una giornata pesante e domani dobbiamo tornare in patria.
Luca non fa altro che rompere i coglioni dicendo che domani dobbiamo mettere la sveglia alle sei perché LUI NON SI FIDA A GUIDARE COL BUIO.
Ok. Sveglia alle sei per non guidare col buio.
2 GENNAIO
Sveglia alle sei. Apriamo la finestra e com'è fuori? BUIO. Aspettiamo le sette. E' ANCORA BUIO. Luca deve morire all'istante, mi ha fatto svegliare alle sei nonostante gli avessi detto che fino alle otto era comunque buio. Ma un testone del genere non si può ammorbidire.
Torniamo dal francese arabo gay per l'ultima colazione colmarense e spediamo una cartolina al nonno di Luca in Germania. Il cielo inizia a schiarirsi alle otto e mezza, e decidiamo di partire.
La sosta prevista prima di raggiungere la Svizzera è Mulhouse.
Vi ci rechiamo in un'ora circa, ma questa cittadina fa veramente schifo. Non c'è niente di particolare, tranne qualche struttura che non eccelle in bellezza architettonica, messa a caso.
Luca ritorna ancora da Starbucks e questo lo rende ufficialmente la ragazza della coppia.
Non abbiamo voglia di trattenerci ancora, magari ci fermeremo in Svizzera o a Como.
Optiamo per Como, dunque oltrepassiamo le dogane svizzere senza che a nessuno fregasse di fare dei controlli.
A Como ci sono ancora i mercatini, belli per carità, ma abbiamo difficoltà a prendere fiato con tutta quella gente.
Mangiamo un panino e facciamo qualche foto al duomo e alla guardia di finanza, posta in un struttura tipicamente fascista, infatti era il loro punto di ritrovo.
Torniamo a casa stravolti, ma davvero felici di aver trascorso un capodanno ancora insieme.